“Dov’erano”, chiedono questi, “dov’erano i pacifinti” (che, a quanto ho capito, sarebbero quelli sani di mente che chiedono alla Russia di fermarsi) “quando erano gli USA, era l’Iran, era Paperino… a bombardare, invadere, massacrare eccetera?”
Sorvolo con sorriso su “pacifinti”.
Ma hanno ragione. Non è che si possa protestare in continuazione. Oddio, sì, ci sono anche quelli sempre attenti, informati (stranamente di solito non grazie ai social) e sempre in piazza contro l’oppressore di turno. Ci sono: per incontrarli bisognerebbe andarci davvero, in piazza.
La maggioranza, però, effettivamente si sveglia ogni tanto, quando il problema è vicino, più grave, più pubblicizzato. Dovrebbero saperlo, questi, visto che ogni tanto spariscono, e poi ricompaiono indignati (forse dormono male, o si sentono in colpa per averlo fatto).
Vogliamo considerarla una forma di incoerenza? D’accordo. Ma chi ha detto che la coerenza sia una virtù assoluta? Una virtù diffusa? Anzi, rilancio: chi ha detto che la coerenza sia sempre una virtù?
La coerenza di chi non fa mai nulla e sempre si permette di criticare, o di chiedere coerenza a chi si muove, ad esempio, vogliamo considerarla una virtù?
Perché in realtà ci sarebbe anche spazio per tutti, per protestare contro ciò che non va in questo mondo, chi per questo, chi per quello, sensibilità diverse, consapevolezze variegate, differenti livelli di informazione… Tutto dipende da cosa ti sta a cuore: dare un contributo per risolvere un grosso problema o sbugiardare qualcuno. Il solito discorso del dito e della luna, alla fine.
“Ma tu, invece, dov’eri quando i pacifinti si dimenticavano di questa o quella ingiustizia? C’eri in piazza, almeno tu che esigi coerenza, o eri troppo impegnato/a a scopiazzare nomignoli da minus habens dai social?”
(Ecco, lo sapevo, non sono riuscito a sorvolare.)