Una versione di questo post è già presente su Faceboo, nelle mie note. Lo aggiorno, anche perché un glossario, per sua natura, deve essere aggiornato.
Si tratta di una serie di brani di musica cosiddetta “classica” che, nel corso della mia storia, sono arrivato ad identificare con alcuni concetti, situazioni, sentimenti.
L’associazione è talvolta estremamente personale, dettata da esperienze o contingenze, o altre volte di più semplice comprensione in quanto prevista già dall’autore.
Come scrivevo anche nella versione precedente, tutti questi brani (i link rimandano a youtube) occupano o hanno occupato un posto d’onore nella mia discoteca interiore e, per chi non li conoscesse, ne consiglio certamente l’ascolto, almeno una volta, con attenzione.
A posteriori, mi accorgo di quanto Mahler io abbia impiegato. Ultimo consiglio: seguite i link quando avete un po’ di tempo da dedicarvi.
Aldilà: il quinto movimento della II sinfonia di Mahler. Non mi aspetto niente di meno, e chi di dovere lo sa. Questa è una scelta in parte scontata, visto che l’intera sinfonia si intitola “Auferstehung”, risurrezione. Ma questo movimento, l’ultimo della sinfonia, già dalla parte solo strumentale, mi tocca in profondità. L’esecuzione linkata è solo il primo di quattro video in cui il brano è scomposto: da sentire tutti e quattro, ovviamente.
Amore: il sesto movimento della III sinfonia di Mahler. E’ lungo, talvolta lento, c’è dentro di tutto, compresi passi che reputo divini, ma così è l’amore, no? Qui è facile: Mahler stesso pare l’avesse concepito programmaticamente come “Ciò che l’amore mi dice”. Mi adeguo volentieri. La parte che prediligo sono gli ultimi 10 minuti (nell’esecuzione linkata), ma in realtà mi pare che tutto il movimento, anzi tutta la sinfonia sia il preparativo a questo frammento.
Arte: il quinto movimento della V sinfonia di Mahler. Un capolavoro di tecnica, sfacciataggine, finzione e sostanza. Arte. (Anche in questo caso l’esecuzione linkata è seguita da un secondo video che fa parte integrante del brano, eccome!).
A*: il temporale dalla VI sinfonia di Beethoven. Che era anche la parte di Fantasia che adoravo anch’io (cfr. il tuono).
Caldo: l’Adagio sostenuto dal II concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov. Estivo, afoso, tipo quando la moglie è in vacanza.
Favola: “il racconto del principe Calendo” da “Sheherazade” di Rimski-Korsakov. L’Oriente favoloso, Mille e Una Notte.
Fede: Worthy is the Lamb & Amen, dal Messiah di Haendel. E’ l’ultimo coro del Messiah.
Freddo: l’ouverture “Le Ebridi” di Mendelssohn. Vento gelido.
Infanzia: l’ouverture dalla “Music for the Royal Fireworks” di Haendel. Da bambino pensavo che questo doveva essere il mio inno personale, soprattutto l’Allegro. Beata infanzia. Appunto.
Innamoramento: il primo movimento della IV sinfonia di Bruckner. Diciamo che l’ho scoperta tra i dischi dei miei nel periodo in cui mi innamoravo un giorno sì e uno no… Ma ha una freschezza e un’intensità, ancora oggi, che mi fanno associare i miei innamoramenti preistorici con l’amor cortese che l’intera sinfonia (“Romantische”) vuole ritrarre. (Qui, contrariamente a prima, il link conduce all’intera sinfonia, ma è sufficiente ascoltarne il primo movimento. Prego).
Malinconia: Dumka per pianoforte, di Ciaikovski. Su “malinconia” potevo in realtà linkare una pagina a caso della musica russa. Ma questa ha qualcosa in più, qualcosa di diverso, che devo ancora decifrare.
Me: la Ballata n. 4 di Chopin. Non saprei perché. Ma secondo me le assomiglio.
Morte: Pie Jesu e Agnus Dei dal Requiem di Fauré. Mi piace questo tono, lo sento mio.
Natale: O Magnum Mysterium di Poulenc. Disintossicante, mi riconcilia col Natale.
Ninna-nanna: il Larghetto dal Concerto per pianoforte e orchestra K 491 di Mozart. Ha svolto egregiamente la sua funzione per un paio d’anni. Menzione d’onore. In realtà l’intero concerto è per me “il” capolavoro di Mozart.
Notte estiva: il primo movimento dalla VII sinfonia di Bruckner. Mi ricorda un viaggio notturno in autostrada, finestrini abbassati, musica a sovrastare i rumori, e gli odori prepotenti dell’estate, degli autogrill, di tanti anni fa.
Passione: l’Andantino dalla IV sinfonia di Ciaikovski. Mirabile sintesi: dall’intimamente struggente, all’esplosivo, di nuovo all’intimo. Per chi non lo conoscesse, è da ascoltare fino all’ultima frase.
Perfezione: la Ciaccona per violino BWV 1004 di Bach. Un’orchestra in quattro corde.
Sensualità: il Bacchanale da Samson et Dalila di Saint-Saens. Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro, dopo averlo ascoltato.
V*: le Variazioni su un tema Rococo di Ciaikovski per violoncello e orchestra. Ostinate e affettuose.
Violenza: il primo movimento del I concerto per pianoforte e orchestra di Brahms. Alcune parti non saprei come altro definirle, con grande ammirazione.
Vita: Urlicht, quarto movimento dalla II sinfonia di Mahler. Una sintesi fanciullesca, ma, credo, precisa.
Volontà: lo Studio op. 25 n. 11 di Chopin. Irriducibile, inarrestabile.