Ieri pomeriggio ho vissuto un momento surreale, da cui ancora devo riprendermi del tutto.
Mia moglie e io abbiamo portato i bimbi alla Festa della Pace dell’ACR: c’erano i laboratori per i piccolissimi, e i nostri “piccolissimi” non vedevano l’ora di partecipare.
Tra le 600 persone che hanno affollato la scuola che ha ospitato l’iniziativa, tanti amici di lunga data, di quelli che ci si vede solo in queste occasioni. Ma questo era preventivato.
Il flusso dei ricordi è stato costante, ovviamente, con il loro culmine quando Federico mi ha ricordato il Mago Fantasy. Che ero io, cent’anni fa. Persino i miei piccoli sanno dei miei trascorsi magici, e quando #1 sente la sigla di Hawaii-Five-O sa che mi fa piacere se mi chiede di quando entrai nell’agone della palestra di quell’altra Festa della Pace del millennio scorso vestito di una tunica argento e di un cappello a punta, arrancando su pattini a rotelle mai indossati prima come la guest star senza controfigura di un cult movie. E ci facciamo ovviamente un paio di grasse risate.
Ma poi, uscendo dalla scuola a festa finita, le cose hanno cominciato a confondersi.
F, che ricordo forse dai tempi delle vacanze-studio in Inghilterra alle superiori mi coglie di sorpresa notando che alla fine siamo sempre noi e non siamo cambiati così tanto (e ha ragione da vendere, è identica a se stessa venticinque anni fa!), abbiamo solo un po’ più persone in casa.
C, collega di mia moglie, compagno di qualche pranzo al Time Out in compagnia, ma che ci fa lì?
Con B ci diamo appuntamento a stamattina alla prima ora per appassionanti esercizi di equazioni di secondo grado.
E, invece si lamenta scherzosamente che ormai ci vediamo dappertutto, a scuola, a cantare e ora qui…
Di nuovo incontro il supermegablogger, anzi quasi ci sbatto contro, ma nemmeno questa volta colgo l’occasione di presentarmi, visto che #2 è davanti a me e si infila tra le gambe di chiunque pur di sfuggirmi.
Ouzo mi saluta di sfuggita e mi rimprovera per la mia “stitichezza” nel pubblicare post sul presente blog e io, ormai perso tra decine di universi paralleli, non ho la forza di rispondergli se non ridendo.
E infine, quando ormai mi gira la testa, un macchinone si ferma di fianco al mio pandino nero e ne esce un manone appartenente a un omone che mi apostrofa con un vocione dicendo: “adésa a gh’la dàgh dabon la man a chilù”. Do la mano a Luca, che non vedo probabilmente dai primi anni novanta e che ho ritrovato qualche tempo fa grazie a internet, e lui riprende: “Dai, ci vediamo su facebook”.
Sì, è vero, com’è piccola la nostra città, il nostro mondo. Però, anche in questo piccolo mondo, ci si perde, e ci si ritrova.
Un po’ come quando si costruisce un puzzle, a volte si rischia di dimenticare che i tanti nuclei che vengono a emergere come isole in mezzo a un mare di pezzi sperduti appartengono in realtà alla stessa immagine. Meno male che ogni tanto una Festa della Pace dà una scossa alla scatola e mette in evidenza quei pezzi che fanno da ponte, che ricordano l’unità del disegno.
E forse non è nemmeno un caso che sia stato accompagnando i bambini che questa scossa è arrivata.
La Festa della Pace. Come dimenticare? Per me così lontana (e mitica) che la insegnerei a scuola nell’ora di epica. L’Odissea e Le cronache di Parmya. Starring: il Mago Fantasy! 🙂
Il Mago Fantasy e mille altri, sul palco e tutt’intorno… Frengo, ad esempio, non è mai sceso! 🙂