Con cordiale disprezzo


Ecco 700 nuovi morti. 700 tra cui forse c’era anche qualche terrorista (anche se non mi spiego come facciano i terroristi veri a spendere una barca di soldi per addestrare qualcuno e poi rischiarla, la barca di soldi, infilandola in una barca da quattro soldi e spedendola in mezzo a un mare di guai), sicuramente tanti futuri clandestini, insieme a qualche richiedente asilo.

Ed ecco tanti, vivi, che stanno bene, seduti davanti ai loro computer, a mostrare la loro contentezza per i 700 clandestini delinquenti in meno sul suolo patrio.

Ed ecco qualcuno, scusate, qualche bastardo, che cerca di speculare politicamente sulla tragedia.

Io cosa vedo? Vedo un Occidente che sta bene, ricco. Vedo un sud del mondo in cui, anche dove non ci sono guerre o carestie, si sta comunque peggio. Vedo esseri umani che, per caso o per disegno divino, nascono qui e là. E il fatto che una coscienza si risvegli di qui o di là non è frutto di alcun merito. Il fatto che io viva in pace, che abbia una casa, un lavoro, che nessuno attenti quotidianamente alla mia vita non è per nulla merito mio. E’ caso, o disegno divino: comunque è qualcosa su cui non ho titolo di proprietà, né di difesa.

E cosa sento? Sento un vincolo di solidarietà verso tutti quelli che aspirano alle cose che io ho, senza alcuno sforzo. Un vincolo di solidarietà umana. Umana. Chi cerca di fuggire guerre, chi cerca di fuggire la fame, chi cerca un futuro migliore per sé e per i propri cari, chi semplicemente cerca di raggiungere la propria famiglia o vuole ricominciare un futuro migliore. Tutte cose che, se io voglio, posso fare senza pericolo per la mia vita.

Allora, al netto di tutte le valutazioni politiche su come bisognerebbe gestire meglio questi flussi, caro mio, ti dico semplicemente che ti disprezzo di cuore. Che se non sei in grado di sentire solidarietà per i tuoi compagni d’avventura su questa nave nell’universo, allora sei sotto, sotto, irrimediabilmente sotto l’umano. Sei un subumano. Vergognatene, perché, a differenza di tanti tra coloro che oggi sono morti e godono del tuo dileggio, tu sei nato dove hai avuto tutte le possibilità di accedere ai tesori dell’umanità, alla grandezza dell’essere umano: hai avuto una scuola di buon livello, hai vissuto in una società in pace, hai potuto lavorare e guadagnarti anche il lusso di arricchirti interiormente. Le tue scelte ti condannano: sei rimasto, volentieri, un subumano.

Allora sta’ lontano da me. Non voglio avere nulla a che fare con te, con te che non sei in grado di commuoverti di fronte a storie di speranza o di disperazione interrotte nelle acque di un mare, il mare nostro, mare troppo vasto, senza soccorso di simili.

E sappi che la mia solidarietà ce l’hanno loro, non tu. Non conta niente, perché sono morti. Ma a loro dedico il mio rinnovato impegno, oggi, domani e finché avrò forza, a cercare di sconfiggere l’ignoranza, la tua ignoranza, e a far maturare nelle persone che mi stanno accanto come in me stesso il seme di un’umanità più consapevole. A sconfiggere il subumano. Te.

Con cordiale disprezzo.

3 commenti

  1. Decisamente condivisibile

  2. breisen · · Rispondi

    L’ha ribloggato su Amolanoia.

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